A un certo punto cominceremo a domandarci da dove vengono i soldi e dove vanno, che schema è stato usato che il sistema è così tanto squilibrato, in che modo l’uno per cento degli abitanti della terra ha potuto trasferire a se metà di tutti i beni della collettività. Guardando le cose pragmaticamente e senza i freni inibitori “di scuola”, ognuno di noi giunge alla convinzione che questo sistema non può essere perpetuato all’infinito.
Quando la natura è disponibile per tutti e le tecnologie svolgono le mansioni al posto dell’uomo, è sconfortante che non ci siano governanti capaci di centrare il problema, tutti tergiversano cercando improbabili passaggi graduali con qualche pezza a colori, statisti per dire…
Lavoro o reddito di cittadinanza, cosa fare dei due, da una parte c’è chi sostiene l’obbligo all’attività lavorativa, che ogni uomo e donna per almeno quarant’anni deve lavorare per percepire un reddito, tutto questo senza considerare che i cicli produttivi sono sempre più automatizzati e quello dell’operaio è un mestiere trapassato e l’informatica ha sostituito il lavoro dell’impiegato. La disoccupazione è il rovescio della medaglia del progresso tecnologico, una realtà che dovrebbe essere compresa dai cittadini e prima ancora da chi ci governa. Il reddito di cittadinanza si spanderà a macchia d’olio, in Italia e nel mondo ci sono ancora molte resistenze più che altro dovute a superficialità, mancanza oggettiva di valutare la realtà dei fatti e disinteresse per gli altri.
La ricchezza che abbiamo collettivamente sono il mondo che abitiamo e le tecnologie che abbiamo raggiunto e non ancora condivise come eredità dell’ingegno, invenzioni cui contribuirono anche molti uomini geniali trapassati da qualche tempo.
Ognuno di noi può costatare che nelle attuali condizioni a un certo punto non è possibile impedire uno scenario di caos sociale. Molte persone cominciano a capire che qualcosa è stato architettato in modo esclusivo e ora rivendicano il loro posto nel mondo. Il sistema perde gli equilibri, a questo punto non importa nemmeno attribuire le colpe, serve solo correggere gli errori e ripensare lo schema.
E’ un sollievo sapere che esistono vie d’uscita… Giusy Romano