L’Antropocrazia è possibile.

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E’ possibile attuare l’Antropocrazia? Sì, se siamo in grado di riconoscere le storture dell’attuale sistema, e se ci poniamo al cambiamento con spirito riparatore e senza risoluzioni vendicative. “L’Antropocrazia non cerca colpevoli ma errori da correggere” così dice il padre di questa teoria, Nicolò Giuseppe Bellia.

Dobbiamo sforzarci fino a veder in chiaro le strutture di base, cominciamo col dire come stanno le cose. L’attuale modello, dato per buono e preso come unico possibile, è arrivato alla saturazione, matematicamente non ci sono più spazi perché possa perpetuamente continuare a essere sostenuto senza che un evento accada a interromperne la corsa. I ricchi diventano inesorabilmente più ricchi, i poveri aumentano sempre più.

La maggior parte dei cittadini non ha abbastanza elementi per mettere in discussione il dogma dell’attuale schema. Senza gli elementi conoscitivi di base è difficile intavolare una discussione tecnica, molte persone confondono persino i milioni con i miliardi. Se vogliamo capire, non possiamo confondere le unità e le migliaia, perché c’è una bella differenza se per un chilo di pane ci chiedono due o duemila euro.

Così è necessario avere dei punti di riferimento generali, e per farlo dobbiamo saperci appoggiare sui numeri. I numeri sono espressi in miliardi di euro, ma non è difficile se cominciamo tralasciando alcuni dati che ogni giorno ci somministrano i notiziari, più che altro per confonderci, spread etc., parametri indicativi e non necessari per mostrare l’impalcatura tecnica del quadro.

Perché i ricchi accumulano capitali monetari senza fine, e da dove li prendono.

La risposta ci porta al cuore del problema, dove scopriamo che nell’architettura del sistema attuale non è stato previsto che un giorno pochi contati uomini avrebbero potuto detenere tutto il denaro in circolazione.

Il meccanismo di arricchimento e impoverimento continuo in un esempio elementare.

In circolazione ci sono 100 mele, per ogni mela mangiata una nuova mela viene creata. I cittadini tutti insieme ne detengono 10, le altre 90 mele sono nelle mani di poche persone. Ogni anno, attraverso le istituzioni, i cittadini sono obbligati a privarsi di mezza mela, che andrà ad aggiungersi nella cesta dei pochi proprietari delle 90 mele. Dopo vent’anni i cittadini non avranno più mele e tutte le 100 mele saranno di proprietà dei pochi detentori.

Questo è un esempio di trasferimento di denaro dai cittadini agli speculatori attraverso il meccanismo del debito pubblico, quello italiano ammonta a circa 2000 miliardi. Ogni anno gli investitori vendono e comprano i nostri titoli contro interesse, ogni anno cediamo un quinto delle tasse versate destinando questo denaro a essere accumulato nelle mani di pochi, a non essere speso perché i proprietari non lo rimettono in circolo, non serve loro spenderlo perché non riescono nemmeno a mangiare le mele che già hanno accumulato. Le mele sono buone e molti potrebbero mangiarle ma rimangono nel cesto e altre non se ne possono creare. Dopo vent’anni a 100 miliardi l’anno, avremo trasferito una cifra quanto l’ammontare del debito pubblico e incrementato parimenti le ricchezze dei pochi, il debito però rimane invariato se non aumentato, perché i 100 miliardi versati ogni anno sono serviti per pagare gli interessi e non per rimborsare il debito, così alla fine nelle tasche dei cittadini mancano 2000 miliardi in denaro e in potere d’acquisto mentre il debito rimane inestinguibile.

A grandi linee.

Lo Stato riscuote con le tasse circa 500 miliardi l’anno, 400 li rimette in circolo attraverso la spesa pubblica, 100 li versa agli speculatori, pochi proprietari seguiti da tanti medi e piccoli in uno schema piramidale. Un quinto delle tasse incassate è perso per sempre, 100 miliardi in meno in potere d’acquisto per l’intera collettività, per tutti i cittadini. L’anno successivo lo Stato, come minimo, vuole di nuovo incassare i 500 miliardi, per la spesa pubblica e per gli interessi, e come l’anno precedente, deve versare di nuovo i 100 miliardi agli speculatori, 100 e altri 100 miliardi sottratti per sempre al potere di spesa collettivo in un perpetuo trasferimento. Eccoci alla paralisi.

A quale grado di sbandamento e di incoscienza possono arrivare le istituzioni nel consentire e attuare lo spostamento perpetuo di ricchezze dai cittadini ai pochi contati speculatori? Se guardiamo oltreconfine troviamo più o meno gli stessi problemi, ovunque il sistema scricchiola o dà segni di cedimento, ci sono presidenti che ammettono di non aver strategie, non c’è la più vaga idea di come affrontare la sfida che sempre più evidente si delinea all’orizzonte, la disoccupazione universalizzata.

Senza dubbio possiamo affermare che oggi il mondo è in mano a incompetenti e sbandati, a parte qualche grande capo di piccole nazioni, nessuno ha il dono della lungimiranza sulla quale costruire una strategia, una via d’uscita.

L’Antropocrazia risolve il problema dell’accumulo che paralizza il sistema con la fiscalità monetaria, attraverso un prelievo percentuale sui valori monetari detenuti da ciascuno. l’Antropocrazia risolve il problema del lavoro che non c’è più per l’uomo perché oggi è svolto dalle macchine, con il reddito di cittadinanza universale, ciascuno percepisce un reddito dalla nascita. Il reddito di cittadinanza è l’unica risposta possibile alle tecnologie e all’informatica che hanno sostituito e sempre più rimpiazzeranno la manodopera.

La fiscalità monetaria è un modello semplice ed equilibrato e soppianta l’attuale sistema di tassazione che si scarica sui consumi a danno delle classi medie e dei poveri. Con la detassazione del lavoro e delle merci i prezzi dimezzano perché i produttori di beni e servizi non hanno più bisogno di scaricare sui prodotti il peso fiscale. Ciò significa il raddoppio del potere d’acquisto.

Le politiche socio economiche devono essere realizzate per il bene della collettività e solo persone capaci, oneste, e di buon senso possono attuare l’Antropocrazia, un modello cui dovrà tendere l’umanità se vorrà rendere possibile la sopravvivenza di tutti gli esseri umani. Oggi siamo bloccati da muri mentali di ogni genere, “il lavoro nobilita l’uomo”, “il prepotente è sempre esistito” etc., dovremo giocoforza abbattere i muri. È come esser stati costretti da sani a camminare con delle stampelle senza sapere che potevamo correre liberamente. Il sistema è destinato a subire trasformazioni radicali, i cambiamenti possono essere dolci o dolorosi, dipende dalla soglia di comprensione e di sopportazione cui è stata condotta la società.

L’attuale sistema è stato architettato senza un’uscita di sicurezza. Il capitalismo finanziario è una macchina che brucia ricchezza, si alimenta di denaro togliendolo incessantemente ai cittadini in potere d’acquisto. Gli architetti sanno che il sistema è destinato alla paralisi totale, solo che essi non possono presentare le soluzioni in modo chiaro, si paleserebbero all’istante tutte le storture che tanti cittadini ancora non comprendono. Chi è in grado di capire le deformazioni con la forza dei numeri può approvare di correggere gli errori senza rivendicare i torti subiti, chi è sostenuto dai numeri ha la forza della strategia.

Giusy Romano

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Una risposta a L’Antropocrazia è possibile.

  1. antonio ha detto:

    Dipende dai popoli nessuna costituzione e irrevocabile se non si rispetta .La nostra non e rispettata dunque e un contratto revocabile dopo diffida ad adempierla da parte del popolo .Esso può usare anche l.auto determinazione attraverso leggi internazionali chiedendo la protezione dichiarandosi indipendente .Nessuno può obbligare un popolo ad accettare continue leggi incostituzionali e trattati sull.unione europea che non garantiscono più la pace e la sicurezza dei popoli.Vedi Grecia Italia Spagna milioni di aziende chiuse migliaia di suicidi impossibilita di fare figli per tutti per motivi economici perdita di beni come la casa e aziende finite pignorate e all.asta il tutto nel nome del debito pubblico senza giusta causa causato da una moneta non sovrana e da una spesa pubblica non produttiva ma parassitaria.

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